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Un ponte per anne frank
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Il diario di Anna Frank

Quando ho letto questo romanzo per la prima volta, ho provato  un crescente senso di dolore e di empatia: l’ingenua concezione del mondo  di ragazzina di Anna mi si è impressa  in mente come fosse mia  e lo ricordo ancora come se fosse passato un giorno, invece che gli anni trascorsi da quel momento.
Rammento Kitty, l’amica immaginaria cui lei si rivolgeva, al buio e nei pochi attimi solitari rubati. Nasceva così il diario-confidenza di un’adolescente che si stava affacciando  alla vita e che fu costretta da una guerra criminale, razzista, a rimanere eclissata dal mondo. Anna è come un fiorellino nato sul cemento, irrorato da uno spiraglio di luce, calpestato più volte da piedi incuranti, eppure puro e splendido nella sua interezza.
Fragile, tenera,  “già”troppo adulta, conservò intatti i sogni… uno dei quali era quello che, un giorno, il suo diario potesse diventare un romanzo: finita la guerra voleva diventare scrittrice.
Se i suoi pensieri erano come nuvole, l’inatteso innamoramento per Peter nella disperazione più crescente, fu il palpito dell’ala di uccello, e la sua anima, benché il corpo fosse prigioniero in uno spazio angusto dove persino il respiro era condiviso,alla fine spiccò il volo più imponente di tutti: volò verso la libertà.

Anna mi ha insegnato : “Il corpo può essere prigioniero, ma l’anima è libera e nessuno può catturarla”.

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