A me piace scrivere e soprattutto aprire il mio cuore su ogni sorta di cose, a fondo e completamente.
La carta è più paziente degli uomini. (Anne Frank)
ANNE FRANK E LE PAROLE MANCANTI
Sono su un treno e sono in Germania. Abbiamo appena passato Norimberga (lo Zeppelinfeld, la zona dei raduni e delle parate, la parte rimasta intatta di quella che doveva essere un´ arena gigantesca, una sorta di maestoso e sinistro Maracaná). Non siamo lontani da Dachau.
Devo parlare di Anne Frank e del suo Diario.
Avrò letto libri sul nazismo? (I volonterosi carnefici di Hilter, Le Benevole, Destinatario Sconosciuto…).
Ho letto il Diario di Anna Frank? Si. Ma come iniziare, cosa di dire di nuovo? Toccante testimonianza. Ah si! Toccante testimonianza. Romanzo di formazione, in un certo modo? Di crescita. In una situazione estrema. Ah bene, dai che stai andando bene!
Eppure no, mi sopporto a fatica per queste mie banalità. Se non hai nulla da dire, non dire nulla, no?
Poi mi ricordo di C. La fotografa
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Era il libro con cui aveva voluto essere ritratta. La foto era luminosa, il libro…Il libro forse anche. La luminosità viene dalla lettura e dal significato. Il significato deriva dal momento e dall´azione combinata di parole ed esperienza. Il libro deve colpirti quando parole ed esperienza trovano quella particolare armonia (in tedesco userei la parola Einklang). Il libro può colpirti, non deve. Mi ha colpito, per quel che mi riguarda, ma io non sono C. e non mi sarei fatto ritrarre col Diario di Anna Frank.
Se tengo un diario personalmente? Forse si. Scrivo molti appunti e sono fisicamente dipendente da penne e taccuini (c´è di peggio).
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DAI DIARI DI C.
Comincio dal principio.
Frequentavo la quinta elementare, quando ancora, grazie a Dio!, si arrivava a spiegare tutta la storia nei cinque anni di elementari, così le ultime lezioni di storia riguardarono la seconda guerra mondiale.
La mia maestra ci aveva parlato del Diario di Anne Frank. Deve avermi colpito parecchio ai tempi, dico grazie alla mia maestra per avercene parlato, ora non saprei ovviamente dire come ce ne parlò, ma ricordando la mia maestra, deve'essere stato qualcosa di molto coinvolgente, qualcosa sulla quale aveva focalizzato la nostra attenzione. Del resto avevamo un'età che non si discostava tanto da quella di Anne quando ha iniziato a tenere il suo diario. Forse è proprio per questo che decisi di comprare il libro. Il primo libro "da grande" che ho deciso spontaneamente di comprare. Ricordo ancora la libreria dove l'ho comprato, ricordo che andai lì con mia mamma...ricordo ancora l'odore delle pagine. Era un'edizione Einaudi dedicata ai ragazzi delle scuole medie. Mi ci buttai a capofitto.
(Tra l'altro in quel periodo i miei stavano facendo dei lavori di ristrutturazione a casa, e io e mio fratello abbiamo "traslocato" la nostra camera in una parte della cucina. Non so... è un po' come se fosse stato il mio "rifugio segreto").
Mi chiedi perché è "un libro apprezzato sia da lettori avveduti, che anche da studenti, consigliato nelle scuole...". Presto detto. E' un libro a mio avviso che principalmente parla delle emozioni, dei cambiamenti che si trova ad affrontare una ragazza in pre-adolescenza, poi adolescenza. E' un diario, un diario al quale Anne ha potuto confidare tutte le sue paure (sulla guerra), i suoi dubbi (il suo corpo che inizia a cambiare, il rapporto con Peter) , le sue rabbie (rapporto conflittuale con la madre, con l'uomo che condivideva la sua stanza, che non le permetteva sempre di avere dello spazio privato per poter scrivere in santa pace), i suoi sogni (ricordo che nel suo piccolo angolo del rifugio segreto, aveva attaccato sopra al letto immagini di attrici - devo verificare). Del resto inizia proprio con "Spero che ti potrò confidare tutto, come non ho mai potuto fare con nessuno, e spero che sarai per me un gran sostegno. 12 Giugno 1942."
Credo sia questo il motivo per cui è così apprezzato, appunto perché è un diario e di sicuro, anche a così tanti anni di distanza, ogni ragazzina ci si può ritrovare. Io evidentemente mi ci ritrovai e da lì a poco iniziai a tenere un diario a mia volta, alla stessa età in cui iniziò a scriverlo Anne (12 anni). E' un periodo di passaggio per una ragazzina, che si ritrova a non essere più bambina, ma inizia ad entrare in una fase molto diversa della sua vita, un periodo in cui si ha bisogno di staccarsi dalla famiglia, per trovare il proprio spazio, il periodo in cui si inizia a fare molto affidamento sugli amici, nel quale si sente tanto il bisogno di confronto e di supporto degli amici. Io stessa ovviamente ho vissuto questo periodo e sentivo la necessità di poter parlare di tutto quello che mi passava per la mente a qualcuno. Quel "qualcuno" in quel periodo non ce l'avevo in carne ed ossa, non avevo la cosiddetta "amica del cuore", quella con la quale ti senti davvero in sintonia, con la quale ti senti di poter parlare di tutto, così, ricordando le parole con le quali Anne ha iniziato il suo diario, iniziai a tenerne uno anch'io. E sono andata avanti per 8 anni. Dopo il primo anno, ho iniziato a rivolgermi al mio diario iniziando con "Cara Anna...." e finendo con "La tua Cristina", proprio come faceva Anne Frank con il suo diario (Cara Kitty... La tua Anne). Dunque per 7 anni ho pensato di rivolgermi ad Anne Frank, tutte le volte che prendevo in mano la penna e mettevo nero su bianco i miei pensieri, era come se parlassi direttamente con lei.
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Cosa faccio ora? Mi riprendo il centro della scena? Dal mio potente osservatorio tedesco? Quante volte ho fatto paragoni tra la testardaggine dei tedeschi di oggi e le motivazioni e gli atteggiamenti che li hanno portati a compiere geometricamente, ingegneristicamente quello che hanno fatto. Ma sono lontanissimo dalla verità.
Ho fatto parlare C. e lei ha parlato con la voce di oggi,e la visuale della ragazzina dei tempi. Un fuoco d´artificio. Un miracolo di equilibrio.
La ragazzina dei tempi: era probabilmente l´età giusta per conoscere Anne, per capire cosa significava quell´attacco “Cara Kitty”. Io con tutto il mio presunto bagaglio di conoscenze sono fuori tempo massimo, il Diario lo lessi mi pare attorno ai 25 anni. Mi resi conto che non era solo un altro libro sul nazismo, allo stesso tempo – rimettendomi in scena – rischierei di essere retorico o pseudointellettuale. Se non hai nulla da dire, lascia la scena a chi ha qualcosa da comunicarci.
Mi colpisce la visuale sulla ragazzina, sul corpo e la mente che cambiano, in una situazione estrema. Mi colpisce il diario di C. Non ha la cosiddetta amica del cuore. Questo aiuta lei a parlare di (e con?) Anne Frank, e aiuta a me ad andare avanti, senza dovermi esporre in prima persona. Una scelta di comodo. Un nascondiglio, a modo suo.
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Tenere un diario aiuta a conoscersi profondamente. Si può tirare fuori tutto quello che si ha dentro, senza la paura di essere giudicati, si possono vedere nero su bianco i propri sentimenti, le proprie paure, le proprie speranze, i propri sogni e scrivendoli, e magari poi rileggendoli, in qualche modo si elaborano. Credo sia un modo per crescere, per trovare un proprio equilibrio interiore ed un aiuto grandissimo, quando capita di avere amicizie che vanno e vengono.... il diario c'è sempre, disponibile tutti i giorni a tutte le ore!
Insomma, penso davvero che mi abbia aiutato tanto e penso che sia sempre una bella e utile esperienza, soprattutto nella fascia d'età in cui ci si inizia a scoprire veramente, a formarsi delle idee; un forte esercizio di introspezione. Mi è capitato recentemente di parlarne con le mie tre figlie e mi hanno chiesto di leggergliene qualche pezzo. Una delle tre inizia a mostrare interesse per avere un diario suo e di sicuro la incoraggerò molto in questo senso. Con lei ho letto le pagine iniziali del Diario di Anne Frank...
Mi piacerebbe che venisse ancora proposto nelle scuole come lettura e mi spiace che i programmi scolastici siano cambiati, portando ora gli studenti ad affrontare il tema della Seconda Guerra Mondiale e quindi del nazismo, soltanto in terza media.
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Anna Frank ha portato al diario di C. e il diario di C. porta alla prossima generazione, e alla necessità di tramandare libri, valori e pensieri. Questo mi porta alle parole mancanti. Alcune me le ha fornite C. e la sua visuale molto più diretta della mia.
Perché potrei parlare della necessità di non dimenticare. Retorico.
Dei sondaggi e dell´ignoranza di ritorno. Trito.
Dei 1.000 documentari che la TV tedesca meritoriamente trasmette. Insiste sul punto. Come dire “Pensiamoci, pensiamoci. Non facciamoci dire che vogliamo rimuovere! Rispettiamo le minoranze! Prendiamoci le colpe che ci competono!”
Ma evidentemente il Diario di Anne Frank è qualcosa di più e di diverso. Perché non è filtrato dall´intelletto del grande scrittore o dallo sguardo e i programmi del documentarista, per quanto ben intenzionato, per quanto onesto.
Anne ci guarda…no: Anne ha guardato C. e chissà quante altre persone, lo ha fatto dal fondo della sua storia interrotta, ma con l´inevitabile fiducia nel futuro di una ragazzina, Anne non temeva il peggio, e questa è la grande conquista di chi ha saputo ascoltarla, probabilmente; la scrittura è fiducia, la scrittura aiuta ad evitare il peggio.
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Sono a Monaco di Baviera e da due settimane hanno aperto un centro di documentazione sul nazismo. Non distante da qui c´è la casa di Hitler e il luogo dove sorgeva la birreria nella quale Georg Elser cercó di risolvere la questione a modo suo.
Tutto ci parla dal passato. La scrittura è fiducia. La scrittura aiuta ad evitare il peggio.
Con l´indispensabile collaborazione dell´amica e grande fotografa Cristina Buldrini
Sono a Monaco di Baviera e da due settimane hanno aperto un centro di documentazione sul nazismo. Non distante da qui c´è la casa di Hitler e il luogo dove sorgeva la birreria nella quale Georg Elser cercó di risolvere la questione a modo suo.
Tutto ci parla dal passato. La scrittura è fiducia. La scrittura aiuta ad evitare il peggio.
Con l´indispensabile collaborazione dell´amica e grande fotografa Cristina Buldrini