La storia di Anne Frank è solo una delle storie dei bambini della Shoah.
Si calcola che almeno un milione e mezzo di bambini siano morti durante il periodo nazista.
Più di un milione erano ebrei.
Le altre decine di migliaia erano Rom (Zingari), Polacchi e Sovietici che vivevano nelle zone occupate dalla Germania, nonché bambini tedeschi con handicap fisici e/o mentali provenienti dagli istituti di cura.
Ma chi erano i bambini della Shoah?
Alcuni di loro, durante quel periodo, come Anne scrivevano dei diari, altri ancora si dedicavano al disegno oppure scrivevano poesie.
In questa pagina raccogliamo alcune poesie e alcuni disegni realizzarti dai bambini della Shoah.
Per maggiori informazioni scriveteci a [email protected]
Si calcola che almeno un milione e mezzo di bambini siano morti durante il periodo nazista.
Più di un milione erano ebrei.
Le altre decine di migliaia erano Rom (Zingari), Polacchi e Sovietici che vivevano nelle zone occupate dalla Germania, nonché bambini tedeschi con handicap fisici e/o mentali provenienti dagli istituti di cura.
Ma chi erano i bambini della Shoah?
Alcuni di loro, durante quel periodo, come Anne scrivevano dei diari, altri ancora si dedicavano al disegno oppure scrivevano poesie.
In questa pagina raccogliamo alcune poesie e alcuni disegni realizzarti dai bambini della Shoah.
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LA FARFALLA
L’ultima, proprio l’ultima, Così ricca, smagliante, splendidamente gialla. Se le lacrime del sole potessero cantare contro una pietra bianca… Quella, quella gialla E' portata lievemente in alto. Se ne è andata, ne sono certo, perché voleva dare un bacio d’addio al mondo. Per sette settimane ho vissuto qui, Rinchiuso dentro questo ghetto Ma qui ho trovato la mia gente. Mi chiamano le margherite E le candele che splendono sull’abete bianco nel cortile. Solo che io non ho visto mai un’altra farfalla. Quella farfalla era l’ultima. Le farfalle non vivono qui, nel ghetto. (Pavel Friedmann . 4-6-1942, Terezin) |
NOTTE SU BIRKENAU
Un’altra notte. Torvo, il cielo si chiude ancora sul silenzio mortale volteggiando come un avvoltoio. Simile ad una bestia acquattata, la luna cala sul campo -- pallida come un cadavere. E come uno scudo abbandonato nella battaglia, il blu Orione — fra le stelle perduto. I trasporti ringhiano nell’oscurità e fiammeggiano gli occhi del crematorio. È umido, soffocante. Il sonno è una tomba. Il mio respiro è un rantolo in gola. Questo piede di piombo che m’opprime il petto è il silenzio di tre milioni di morti. Notte, notte senza fine. Nessuna alba. I miei occhi sono avvelenati dal sonno. La nebbia cala su Birkenau, come il giudizio divino sul cadavere della terra. (Tadeusz Borowski, KL Auschwitz) |
LETTERA ALLA MADRE (frammento)
[…] Fili elettrici, alti e doppi, non ti lasceranno mai più rivedere tua figlia, Mamma. Non credere alle mie lettere censurate, ben diversa è la verità; ma non piangere, Mamma. E se vuoi seguire le tracce di tua figlia non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta: cerca le ceneri nei campi di Auschwitz, le troverai lì. Ma non piangere — qui c’è già troppa amarezza. E se vuoi scoprire le tracce di tua figlia cerca le ceneri nei campi di Birkenau: saranno lì — Cerca, cerca le ceneri nei campi di Auschwitz, nei boschi di Birkenau. Cerca le ceneri, Mamma — io sarò lì! (Monika Dombke, Birkenau, 1943) |