Avevo solo dieci anni quando mia zia mi regalò la sua copia personale de Il Diario di Anna Frank.
Conoscevo bene la sua storia, perché l’avevamo studiata a scuola, eppure solo quando ho avuto quel libro tra le mani mi sono resa davvero conto di che cosa volesse dire vivere la guerra a quell’età. Il contrasto tra questa giovane ragazza che cresceva e il mondo esterno che si deteriorava era disarmante. Ogni desiderio, o piano per il futuro, si appannava immediatamente, senza nemmeno completarsi, scontrandosi con la consapevolezza di non poter davvero vivere la propria vita. Quando sono andata ad Amsterdam a visitare il rifugio segreto, mi sono chiesta più volte come avesse fatto a non impazzire. Forse è stata davvero la scrittura il suo unico sfogo, per mantenere la mente lucida e continuare a sperare, continuare ad avere fiducia in quel mondo che andava sempre più logorandosi, quello stesso mondo che un giorno poi l’avrebbe tradita. Quando mia zia mi regalò quel libro, decisi che da grande sarei diventata una scrittrice. E ora, che lo sono, non c’è un solo giorno in cui io non ringrazi sia lei che Anna stessa, per avermi fatto comprendere il forte potere della scrittura.
Conoscevo bene la sua storia, perché l’avevamo studiata a scuola, eppure solo quando ho avuto quel libro tra le mani mi sono resa davvero conto di che cosa volesse dire vivere la guerra a quell’età. Il contrasto tra questa giovane ragazza che cresceva e il mondo esterno che si deteriorava era disarmante. Ogni desiderio, o piano per il futuro, si appannava immediatamente, senza nemmeno completarsi, scontrandosi con la consapevolezza di non poter davvero vivere la propria vita. Quando sono andata ad Amsterdam a visitare il rifugio segreto, mi sono chiesta più volte come avesse fatto a non impazzire. Forse è stata davvero la scrittura il suo unico sfogo, per mantenere la mente lucida e continuare a sperare, continuare ad avere fiducia in quel mondo che andava sempre più logorandosi, quello stesso mondo che un giorno poi l’avrebbe tradita. Quando mia zia mi regalò quel libro, decisi che da grande sarei diventata una scrittrice. E ora, che lo sono, non c’è un solo giorno in cui io non ringrazi sia lei che Anna stessa, per avermi fatto comprendere il forte potere della scrittura.