L’alloggio scelto per nascondersi si trova in una
zona ricca di piccole imprese. A sinistra c’è un’agenzia per la vendita del tè
e a destra un mobilificio.
È una zona particolare perché il nascondiglio si trova in una sezione non utilizzata della ditta di Otto Frank. L’indirizzo è Prinsengracht 263. Si tratta di una sistemazione abbastanza grande, con due piani, pensata per nascondere due famiglie.
Infatti i Frank non sono gli unici a trovare rifugio al numero 263 di Prinsengracht. Con loro ci sono la coppia Hermann ed Auguste van Pels e il figlio Peter.
Il nascondiglio si trova al piano di sopra della ditta. Miep Gieps, dipendente della ditta dal 1933, e cara amica dei Frank, li aiuta a nascondersi.
E' mattina quando Miep accompagna Margot in bicicletta verso il nascondiglio. Anne, Otto ed Edith raggiungeranno il nascondiglio a piedi, lasciando la loro casa di Merwedeplein. Tutti quanti indossano numerosi strati di vestiti, per portarsi appresso più vestiario possibile. Anne, tra le varie cose, riesce a portare via anche il suo diario, ma non la sua amata gattina Moortje, che sarà accolta dai vicini.
Diluvia quando Anne e i suoi genitori s'incamminano.
« Così », racconta Anna nel diario, « ce n'andammo sotto una pioggia scrosciante... ciascuno con una borsa da scuola e da spesa, piene di oggetti ficcati dentro alla rinfusa... Strada facendo papà e mamma mi svelarono con un racconto spezzettato la storia del nascondiglio... ».
Tutti i dipendenti della ditta sono a conoscenza del nascondiglio, poiché il personale è poco numeroso. Oltre a Miep vi sono il signor Kugler, Kleiman e anche Bep Voskuijl, stenodattilografa di 23 anni. Durante le ore in cui il piano di sotto è occupato, Anne e gli altri devono fare molta attenzione. Anche solo un piccolo rumore potrebbe rovinare ogni cosa e potrebbe far insospettire qualcuno, persone esterne, ad esempio gli operai, i magazzinieri o dei clienti.
Silenzio, finestre chiuse, attesa e ore e ore seduta, spesso in balia della paura. Questa diventa la nuova vita di Anne.
Lei però non si lascia scoraggiare e si ritiene molto fortunata nell'aver trovato rifugio in un ambiente non solo spazioso, ma anche sicuro. Moltissimi ebrei infatti nel mentre sono catturati e portati via dai nazisti.
È una zona particolare perché il nascondiglio si trova in una sezione non utilizzata della ditta di Otto Frank. L’indirizzo è Prinsengracht 263. Si tratta di una sistemazione abbastanza grande, con due piani, pensata per nascondere due famiglie.
Infatti i Frank non sono gli unici a trovare rifugio al numero 263 di Prinsengracht. Con loro ci sono la coppia Hermann ed Auguste van Pels e il figlio Peter.
Il nascondiglio si trova al piano di sopra della ditta. Miep Gieps, dipendente della ditta dal 1933, e cara amica dei Frank, li aiuta a nascondersi.
E' mattina quando Miep accompagna Margot in bicicletta verso il nascondiglio. Anne, Otto ed Edith raggiungeranno il nascondiglio a piedi, lasciando la loro casa di Merwedeplein. Tutti quanti indossano numerosi strati di vestiti, per portarsi appresso più vestiario possibile. Anne, tra le varie cose, riesce a portare via anche il suo diario, ma non la sua amata gattina Moortje, che sarà accolta dai vicini.
Diluvia quando Anne e i suoi genitori s'incamminano.
« Così », racconta Anna nel diario, « ce n'andammo sotto una pioggia scrosciante... ciascuno con una borsa da scuola e da spesa, piene di oggetti ficcati dentro alla rinfusa... Strada facendo papà e mamma mi svelarono con un racconto spezzettato la storia del nascondiglio... ».
Tutti i dipendenti della ditta sono a conoscenza del nascondiglio, poiché il personale è poco numeroso. Oltre a Miep vi sono il signor Kugler, Kleiman e anche Bep Voskuijl, stenodattilografa di 23 anni. Durante le ore in cui il piano di sotto è occupato, Anne e gli altri devono fare molta attenzione. Anche solo un piccolo rumore potrebbe rovinare ogni cosa e potrebbe far insospettire qualcuno, persone esterne, ad esempio gli operai, i magazzinieri o dei clienti.
Silenzio, finestre chiuse, attesa e ore e ore seduta, spesso in balia della paura. Questa diventa la nuova vita di Anne.
Lei però non si lascia scoraggiare e si ritiene molto fortunata nell'aver trovato rifugio in un ambiente non solo spazioso, ma anche sicuro. Moltissimi ebrei infatti nel mentre sono catturati e portati via dai nazisti.
Presto l’accesso all’Alloggio segreto viene
nascosto da una libreria girevole, ma questo non è l’unico cambiamento. Nel giro
di poco, il 16 novembre 1942, un nuovo clandestino si unisce ai Frank e ai Van Pels. Si tratta
di un dentista ebreo di nome Fritz Pfeffer.
Passano le ore, i giorni e i mesi, e quella vita fuori dal mondo diventa una realtà sempre più presente. Nessuno sa quando finirà la guerra e quando potranno lasciare il nascondiglio.
«Non poter mai andare fuori mi opprime indicibilmente, e ho paura che ci scoprano e ci fucilino. Non è certo una prospettiva piacevole. Di giorno bisogna camminare piano piano e parlare a bassa voce, perché nel magazzino potrebbero udirci». Annota Anne nel suo diario.
Vivere a stretto contatto con altre persone, senza poter mai uscire, senza poter mai correre via, non è semplice, e nonostante il suo ottimismo Anne si sente sempre più sola.
Con sua madre bisticcia sempre di più, con Margot (studiosa e molto più seria di lei) non riesce a trovare la giusta sintonia e con gli altri si sente incompresa. Neanche il profondo rapporto con suo padre riesce a farla sentire completamente bene, del tutto capita.
"A volte penso, qualcuno qui dentro mi capirà? Saprà vedere al di là dell'ingratitudine, dell'essere ebrei o meno, e considerarmi solo per la ragazzina che sono, che ha tanto bisogno di divertirsi?" (24 dicembre 1943).
Anne, nonostante la sua crescita interna ed esterna, nell'Alloggio segreto sente sempre più il bisogno di parlare con un’amica, di confidarsi e di scrivere delle sue paure e delle sue speranze. Ma intorno a lei sembra non esserci nessuno, tranne il suo prezioso diario, ricevuto per il suo tredicesimo compleanno, e trasformato nella sua migliore amica.
Nel suo diario Anne annota ogni pensiero, scrive di ogni vicenda, confidandosi con la sua "Cara Kitty", nome che ha scelto per colei alla quale indirizza le pagine del suo diario, piene di parole.
Anne scrive dei suoi sogni, delle sue paure, dei difficili rapporti con la sua famiglia, di come si sente incompresa e di come vorrebbe tanto aiutare il prossimo. Anche quando lo sconforto sembra vincere, lei riesce sempre a trovare la speranza.
"Siamo stati costretti a ricordarci di essere ebrei incarcerati in casa, privi di diritti, con migliaia di doveri. Noi ebrei non possiamo far valere i nostri sentimenti, dobbiamo essere coraggiosi e forti, prenderci tutte le grane senza lamentarci, dobbiamo fare quello che possiamo e avere fiducia in Dio. Prima o poi questa terribile guerra finirà, e torneremo a essere uomini e non soltanto ebrei!" (11 aprile 1944).
Anche quando la paura sembra troppo vicina, troppo vera, lei non smette mai di confidare.
"Veramente quella notte ho capito che dovevo morire, aspettavo la polizia, ero pronta, pronta come i soldati sul campo di battaglia. Volentieri mi sarei sacrificata per la patria, ma adesso, adesso che sono di nuovo salva, il primo desiderio dopo la fine della guerra è diventare cittadina olandese! (...) Sono sempre più indipendente dai miei genitori; giovane come sono, ho pù coraggio di vivere e un senso della giustizia più giusto della mamma. So quello che voglio, ho uno scopo, un'opinione, una fede e un amore. Lasciatemi essere me stessa, e sarò contenta. So di essere donna, una donna con una forza interiore e tanto coraggio! Se Dio mi farà vivere, otterrò più di quanto la mamma non abbia mai ottenuto, non sarò mai insignificante, lavorerò nel mondo e per gli uomini! E adesso so che il coragggio e la gioia sono le cose più necessarie!" (11 aprile 1944).
Il 6 giugno 1944 arriva una grande speranza. La radio ha annunciato uno sbarco degli Americani in Normandia.
«"This is D-Day ", disse la radio inglese alle 12 » scrive Anne. «L'invasione è incominciata! La cosa più bella dell'invasione è che io ho la sensazione che stiano arrivando degli amici. Questi orrendi tedeschi ci hanno così lungamente oppressi, tenendoci il coltello alla gola, che il pensiero degli amici e della salvezza ci riempie nuovamente l'animo di fiducia».
Eppure, nonostante la speranza e il bisogno di essere di nuovo liberi, la paura è sempre tanta. Sempre più spesso Anne e gli altri odono rumori di passi. Si tratta dei ladri? Poliziotti? Traditori? La tensione sale, e ogni cosa peggiore quando, come coriandoli, delle bombe vengono lanciate dal cielo durante dei terribili bombardamenti.
Passano le ore, i giorni e i mesi, e quella vita fuori dal mondo diventa una realtà sempre più presente. Nessuno sa quando finirà la guerra e quando potranno lasciare il nascondiglio.
«Non poter mai andare fuori mi opprime indicibilmente, e ho paura che ci scoprano e ci fucilino. Non è certo una prospettiva piacevole. Di giorno bisogna camminare piano piano e parlare a bassa voce, perché nel magazzino potrebbero udirci». Annota Anne nel suo diario.
Vivere a stretto contatto con altre persone, senza poter mai uscire, senza poter mai correre via, non è semplice, e nonostante il suo ottimismo Anne si sente sempre più sola.
Con sua madre bisticcia sempre di più, con Margot (studiosa e molto più seria di lei) non riesce a trovare la giusta sintonia e con gli altri si sente incompresa. Neanche il profondo rapporto con suo padre riesce a farla sentire completamente bene, del tutto capita.
"A volte penso, qualcuno qui dentro mi capirà? Saprà vedere al di là dell'ingratitudine, dell'essere ebrei o meno, e considerarmi solo per la ragazzina che sono, che ha tanto bisogno di divertirsi?" (24 dicembre 1943).
Anne, nonostante la sua crescita interna ed esterna, nell'Alloggio segreto sente sempre più il bisogno di parlare con un’amica, di confidarsi e di scrivere delle sue paure e delle sue speranze. Ma intorno a lei sembra non esserci nessuno, tranne il suo prezioso diario, ricevuto per il suo tredicesimo compleanno, e trasformato nella sua migliore amica.
Nel suo diario Anne annota ogni pensiero, scrive di ogni vicenda, confidandosi con la sua "Cara Kitty", nome che ha scelto per colei alla quale indirizza le pagine del suo diario, piene di parole.
Anne scrive dei suoi sogni, delle sue paure, dei difficili rapporti con la sua famiglia, di come si sente incompresa e di come vorrebbe tanto aiutare il prossimo. Anche quando lo sconforto sembra vincere, lei riesce sempre a trovare la speranza.
"Siamo stati costretti a ricordarci di essere ebrei incarcerati in casa, privi di diritti, con migliaia di doveri. Noi ebrei non possiamo far valere i nostri sentimenti, dobbiamo essere coraggiosi e forti, prenderci tutte le grane senza lamentarci, dobbiamo fare quello che possiamo e avere fiducia in Dio. Prima o poi questa terribile guerra finirà, e torneremo a essere uomini e non soltanto ebrei!" (11 aprile 1944).
Anche quando la paura sembra troppo vicina, troppo vera, lei non smette mai di confidare.
"Veramente quella notte ho capito che dovevo morire, aspettavo la polizia, ero pronta, pronta come i soldati sul campo di battaglia. Volentieri mi sarei sacrificata per la patria, ma adesso, adesso che sono di nuovo salva, il primo desiderio dopo la fine della guerra è diventare cittadina olandese! (...) Sono sempre più indipendente dai miei genitori; giovane come sono, ho pù coraggio di vivere e un senso della giustizia più giusto della mamma. So quello che voglio, ho uno scopo, un'opinione, una fede e un amore. Lasciatemi essere me stessa, e sarò contenta. So di essere donna, una donna con una forza interiore e tanto coraggio! Se Dio mi farà vivere, otterrò più di quanto la mamma non abbia mai ottenuto, non sarò mai insignificante, lavorerò nel mondo e per gli uomini! E adesso so che il coragggio e la gioia sono le cose più necessarie!" (11 aprile 1944).
Il 6 giugno 1944 arriva una grande speranza. La radio ha annunciato uno sbarco degli Americani in Normandia.
«"This is D-Day ", disse la radio inglese alle 12 » scrive Anne. «L'invasione è incominciata! La cosa più bella dell'invasione è che io ho la sensazione che stiano arrivando degli amici. Questi orrendi tedeschi ci hanno così lungamente oppressi, tenendoci il coltello alla gola, che il pensiero degli amici e della salvezza ci riempie nuovamente l'animo di fiducia».
Eppure, nonostante la speranza e il bisogno di essere di nuovo liberi, la paura è sempre tanta. Sempre più spesso Anne e gli altri odono rumori di passi. Si tratta dei ladri? Poliziotti? Traditori? La tensione sale, e ogni cosa peggiore quando, come coriandoli, delle bombe vengono lanciate dal cielo durante dei terribili bombardamenti.
«Non riesco mai a liberarmi dalla paura degli spari e degli aeroplani e quasi ogni notte vado nel letto di papà a cercare conforto. Non puoi più capire nemmeno le tue parole, tanto tuonano i cannoni! Ieri tremavo come se avessi la febbre, e supplicai papà di accendere una candela. Fu inesorabile: tutto doveva essere spento. Improvvisamente cominciarono le mitragliatrici, che sono dieci volte peggio dei cannoni. Mamma saltò dal letto» (10 marzo 1943).
Nonostante le sue paure e le varie difficoltà, lentamente Anne si trova sempre più vicina a Peter, il figlio dei van Pels. Spesso, infatti, quando gli adulti litigano e l'aria diventa irrespirabile, Anne e Peter salgono nel solaio e dal lucernario fissano una fettina di cielo libero, tenendosi per mano e chiedendosi che cosa ne sarà di loro e se la loro amicizia, adesso profonda, si trasformerà mai in amore.
"Ti ringrazio, mio Dio, per tutto ciò che è buono e caro e bello, sono piena di gioia. Allora penso: "buona" è la sicurezza del nostro rifugio, è la mia salute, è la mia stessa esistenza; "bello" è il mondo, la natura, la bellezza e tutto ciò che la forma; "caro" è Peter, e quel sentimento delicato e indistinto che noi due non osiamo ancora nominare o sfiorare, ma che verrà, e sarà l'amore, l'avvenire, la felicità» (7 marzo 1944).
Nonostante le sue paure e le varie difficoltà, lentamente Anne si trova sempre più vicina a Peter, il figlio dei van Pels. Spesso, infatti, quando gli adulti litigano e l'aria diventa irrespirabile, Anne e Peter salgono nel solaio e dal lucernario fissano una fettina di cielo libero, tenendosi per mano e chiedendosi che cosa ne sarà di loro e se la loro amicizia, adesso profonda, si trasformerà mai in amore.
"Ti ringrazio, mio Dio, per tutto ciò che è buono e caro e bello, sono piena di gioia. Allora penso: "buona" è la sicurezza del nostro rifugio, è la mia salute, è la mia stessa esistenza; "bello" è il mondo, la natura, la bellezza e tutto ciò che la forma; "caro" è Peter, e quel sentimento delicato e indistinto che noi due non osiamo ancora nominare o sfiorare, ma che verrà, e sarà l'amore, l'avvenire, la felicità» (7 marzo 1944).
Lo sapevi che...?
Oggi è possibile visitare l'Alloggio segreto. Il nascondiglio è stato trasformato in un museo, ricco d'informazioni. Potrai scoprire molto di più sulla storia di Anne e la sua famiglia, potrai ammirare numerose immagini e ritrovarti nelle stanze in cui Anne si nascose e scrisse il suo diario. Sicuramente si tratta di un'esperienza indimenticabile, in grado di far riflettere e di farti sentire ancora più coinvolta.
La visita è perfetta per famiglie, gruppi, studenti e anche bambini!
Per maggiori informazioni CLICCA QUI
Oggi è possibile visitare l'Alloggio segreto. Il nascondiglio è stato trasformato in un museo, ricco d'informazioni. Potrai scoprire molto di più sulla storia di Anne e la sua famiglia, potrai ammirare numerose immagini e ritrovarti nelle stanze in cui Anne si nascose e scrisse il suo diario. Sicuramente si tratta di un'esperienza indimenticabile, in grado di far riflettere e di farti sentire ancora più coinvolta.
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